“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo”. (Maria Montessori)

Ne avrete di certo sentito parlare, soprattutto considerando quanto negli ultimi anni sia tornato molto di moda in ambiente accademico. Ad oggi sono infatti tanti gli istituti scolastici cosiddetti montessoriani, in Italia e nel mondo…

Stiamo parlando del “Metodo Montessori”, una famosa filosofia educativa sviluppata ad inizio Novecento dall’italiana Maria Montessori - pedagogista, neuropsichiatra infantile e filosofa - che rivoluzionò completamente i dettami del sistema didattico fino ad allora in auge. E che vi riproponiamo brevemente perché offre numerosissimi spunti di riflessione quanto mai attuali, relativi al modo in cui ci si dovrebbe relazionare con i bambini; soprattutto quelli in età prescolastica.

Naturalmente si tratta di un argomento di interesse per tutti gli operatori educativi ed insegnanti, ma senza dubbio familiarizzarci un po’ può essere utile anche per un qualunque genitore.

Brevemente, i principi fondamentali su cui tale metodo si basa sono i seguenti:

  1. Libertà del bambino.

La disciplina e la continua correzione del bambino vanno sostituite dalla libertà di esprimersi in maniera del tutto spontanea, anche laddove il suo comportamento risulti apparentemente sbagliato; questo perché gli si permette in questo modo di sperimentare, imparare e soprattutto autocorreggersi.

  1. Osservazione.

L’adulto deve imparare ad osservare attentamente il bambino, prima di concludere le sue apparenti intenzioni ed intervenire in anticipo rispetto alla sua azione spontanea. E deve fare da guida, spiegandogli con estrema semplicità il comportamento corretto che la prossima volta egli dovrà mettere in pratica.

  1. Valorizzazione dell’ambiente.

Il bambino deve crescere ed imparare in un contesto fatto su misura per lui: vivere un ambiente in cui l’arredamento è pensato per la sua altezza, ad esempio, gli consente di riuscire con successo nelle proprie azioni molto più di quanto può fare in un locale a misura di adulto. Circondarlo di oggetti di cui sia stata studiata la funzionalità ma anche l’estetica, è ciò che consente di creare quella che Maria Montessori non chiama “asilo” ma “Casa dei Bambini”.

  1. Responsabilizzazione.

È importante indurre il bambino a fare continuamente esercizi di “vita pratica” che lo aiuteranno ad essere autonomo nel quotidiano: posare il proprio cappotto nell’appendiabiti, apparecchiare e sparecchiare il proprio pranzo, ordinare i giochi dopo il loro utilizzo…

Naturalmente non è possibile riassumere un’intera filosofia in poche righe, né l’intento di questo spazio può essere quello di approfondimento. Ma di certo è stimolante riflettete insieme su quanto tali semplici dettami abbiano rivoluzionato l’approccio didattico nella scuola dell’infanzia dello scorso secolo, e quanto possano essere utili anche nella vita quotidiana all’interno della famiglia di oggi. Si tratta di impostazioni apparentemente semplici, ma che al contrario per l’adulto sono di difficilissima applicazione perché molto sottile è la linea che separa l’educazione dalla perdita di controllo sul piccolo. Donargli libertà di espressione non significa assenza di regole e totale autogestione, ma paziente e scrupolosa costanza nell’osservarlo. Significa insegnargli l’indipendenza nel “rifare il letto, piegare la biancheria, preparare la tavola, lavare la verdura, tagliarsi le unghie, spazzare, lavare i vetri, leggere,…” (cit.).

 

Insomma, che lo condividiate oppure no, il Metodo Montessori potrà sempre darvi qualche input utile nel difficile lavoro di… genitore! J

Fonti web:

https://www.metodomontessori.it/

https://www.uppa.it/