“Non siamo più pienamente vivi, più completamente noi stessi, e più profondamente assorti in qualcosa, che quando giochiamo.”

(Charles E. Schaefer)

Prendiamo in prestito le parole di un famoso psicologo americano, definito "padre della terapia del gioco", per introdurre una riflessione tanto semplice, a volte scontata, ma quanto mai di valore... E cioè che rilevanza abbia il gioco per i nostri bambini, che ruolo insostituibile assuma nel loro processo di crescita e maturazione.
Tutti noi certamente conosciamo l’argomento ma come genitori, amici e parenti, non sempre ne abbiamo piena consapevolezza... Ebbene, eccoci qui a dedicargli due righe.

Naturalmente i bambini giocano perché farlo gli consente di divertirsi e cioè di provare una sensazione di benessere; ed è per questo che ognuno di loro preferirà un gioco piuttosto che un altro, in quanto più adatto ad assicurargli tale piacevolezza. Ma la cosa più straordinaria ed affascinante è che non c’è molta differenza tra tale tipo di intrattenimento e ciò che un adulto potrebbe considerare come un “lavoro”. In entrambi i casi, infatti, l’obiettivo è il raggiungimento di una gratificazione (in tempi immediati nel primo caso).
Ed ecco che si comprende la vera essenza ed utilità del gioco all’interno dello sviluppo cognitivo ed emotivo: è tramite questo prezioso “amico” che i fanciulli familiarizzano e riconoscono le proprie capacità ed inclinazioni personali, stimolano in maniera naturale la propria creatività, apprendono il meccanismo di causa/effetto nelle cose del mondo e l’importanza del rispetto delle regole (fittizie e non). E soprattutto lo fanno senza limiti esterni strettamente costrittivi che ne vincolerebbero l’espressione; ma vivendo appieno le loro istintività e senso di libertà.

Si tratta di un processo di apprendimento a tutti gli effetti, al pari di un esercizio di matematica fatto tra i banchi di scuola, funzionale per ogni essere vivente e che caratterizza il comportamento fin dai primi giorni di vita: basti pensare ai neonati, a quanto osservino lo spazio ad essi strettamente vicino. Scoprono le proprie manine, i propri piedini, comprendono di poterli muovere... stanno giocando! Il risultato di questo magico e quasi poetico processo è che nella finzione svilupperanno nuove idee e le sperimenteranno, realizzeranno le proprie emozioni, prenderanno confidenza con il contesto sociale in cui si inseriscono - a casa, a scuola, nel parco con i propri coetanei, ma anche con la natura e gli animali - e soprattutto delineeranno le sfaccettature emozionali e relazionali del loro carattere. In altri termini, il gioco aiuta ogni bambino a costruire l’adulto di domani!
Ed ecco che - al di là delle specifiche scuole di pensiero che si son sviluppate in materia nei decenni, e delle quali questa non vuole esser la sede di approfondimento - costruzioni, colori, bambole, personaggi dei cartoni animati, giochi di società, un semplice pallone da calcio e perfino i videogiochi (in una certa fase di crescita) diventano strumenti quotidiani di indispensabile utilità, con potenzialità fuori dalla nostra portata di adulti e che vanno scelti e utilizzati con serietà.

Converrete con noi, dunque, quanto straordinario è il gioco... che, in fondo in fondo, proprio “un gioco” non è!